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Verso la svolta sostenibile
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Il mondo dei trasporti deve attrezzarsi per affrontare la rivoluzione sostenibile. Quella che fino a qualche tempo fa appariva solo una scelta delle realtà più virtuose, oggi è un obbligo, imposto dalla normativa europea, ma anche indirizzato dalle richieste di un consumatore sempre più esigente e consapevole. Ne abbiamo parlato con Roberto Verano, Presidente di ConfMobility

Il mondo dei trasporti deve attrezzarsi per affrontare la rivoluzione sostenibile. Quella che fino a qualche tempo fa appariva solo una scelta delle realtà più virtuose, oggi è un obbligo, imposto dalla normativa europea, ma anche indirizzato dalle richieste di un consumatore sempre più esigente e consapevole. Ne abbiamo parlato con Roberto Verano, Presidente di ConfMobility, realtà nata nel 2020 proprio con l’intento di guidare le aziende di trasporto in questo cruciale cambiamento.

 

Presidente, prima di parlare di sostenibilità, ci racconta qualcosa di ConfMobility?

ConfMobility è un’organizzazione di imprese che hanno scelto di stare vicino ad altre imprese nell’impegnativo processo di cambiamento che la sostenibilità impone a tutto il settore dei trasporti. Non siamo un’associazione di categoria, né abbiamo alcuno scopo politico. Semplicemente lavoriamo da anni nel settore fornendo consulenza e formazione e proprio questo nostro ruolo ci ha portato a sentire forte la responsabilità di fare qualcosa di concreto in un momento di “rivoluzione”, impegnandoci a promuovere la cultura della sostenibilità.

 

Dal suo privilegiato punto di vista, a che punto siamo nel percorso verso la svolta sostenibile? Quali passi avanti si sono fatti e quali sono le criticità?

Oggi stiamo vivendo una situazione congiunturale economica complessa che a sua volta si è innestata in un contesto economicamente già difficile. In questo scenario, in tempi brevissimi, bisognerà attuare grandi cambiamenti. Il percorso della mobilità sostenibile in Italia è appena iniziato, anche se ci sono dei punti fermi da cui necessariamente partire, primo fra tutti l’agenda 2030 che prevede obiettivi chiari che bisogna conoscere e attuare. Altro elemento di cui è necessario tenere conto è poi l’evoluzione della committenza: le esigenze di chi si avvale di servizi di trasporto merci stanno cambiando velocemente, andando sempre più verso la richiesta di un trasporto certificato Green. Da anni in altri settori si lavora sulle materie prime, sulla loro sostenibilità e sulla importanza del riciclo, ora si comincia a chiedere con maggiore insistenza che anche il trasporto di quelle materie sia sostenibile. Sempre più le aziende di trasporto saranno scelte non solo per il buon rapporto prezzo/qualità del servizio, ma anche per la loro capacità di garantire un trasporto sostenibile e certificato. E qui devo ammettere che in Italia la storia è ancora tutta da scrivere. Per questo abbiamo ritenuto fosse un nostro dovere essere vicini alle aziende, fornire un supporto concreto per aggiornarle su normative, finanziamenti e in generale su contenuti importanti del mercato. Vogliamo insomma favorire la cultura del settore, ma anche stimolare una politica di networking. Creare, sostanzialmente, positive contaminazioni con ambiti diversi, per favorire la crescita dell’autotrasporto insieme ad essi.

 Parliamo nello specifico di trasporto merci su gomma, quali sono secondo lei gli obiettivi di sostenibilità che il settore dovrebbe porsi a breve e a lungo termine?

Parto degli obiettivi a breve termine, che sono naturalmente quelli legati alla riduzione delle emissioni che Bruxelles impone per normativa. In questo senso sarà necessario che gli imprenditori rivisitino e ammodernino il loro parco mezzi, ma anche puntino a cambiare la struttura organizzativa delle loro aziende, certificandole come Green, impegnandosi a coinvolgere nella formazione anche il personale viaggiante, in modo tale che adotti una guida non solo sicura, ma anche attenta all’ambiente.

Acquisita questa logica, sarà necessario imparare a ragionare a lungo termine, facendo di queste scelte gli elementi strutturali della propria realtà, perché solo così si potrà essere competitivi. Sostanzialmente, esclusivamente chi saprà strutturarsi come azienda sostenibile in tutte le sue componenti e in tutti i suoi processi potrà sopravvivere sul mercato e a guidare la selezione sarà lo stesso committente. Oggi chi ha scelto di acquistare “Green” vuole avere la certezza che sia Green non solo il prodotto, ma tutta la filiera che lo ha trasportato fino a lui. Un consumatore che opta per un prodotto sostenibile, se scoprisse che viene trasportato in maniera inquinante si sentirebbe in sostanza tradito.

 

Che ruolo ha la formazione in questo cambio di mentalità? A chi pensate debba essere principalmente indirizzata?

La formazione è fondamentale nell’evoluzione di ogni ciclo economico: è l’unico elemento che consente di essere competitivi. Solo la formazione, infatti, fa acquisire quelle competenze che permettono di vincere le sfide. Oggi siamo di fronte a una sfida estremamente particolare – la mobilità sostenibile – perché non ne conosciamo ancora l’entità, per questo la formazione diventa una leva fondamentale di evoluzione. I temi da cui partire non potranno che essere quelli che stanno cambiando il panorama attuale: la digitalizzazione, perché è fondamentale capire le potenzialità delle tecnologie e bisogna imparare ad utilizzarle nel modo migliore possibile e, naturalmente, la transizione ecologica, rispetto alla quale si potrà parlare di Eco Drive, di sicurezza, di utilizzo dell’elettrico, solo per fare alcuni esempi.

Riguardo a chi deve essere formato, direi che il primo anello da cui è necessario partire è l’imprenditore, ma a cascata la formazione deve coinvolgere tutta l’azienda, in tutte le sue componenti. Si tratta di un percorso culturale cui sono chiamate non solo le realtà grandi e strutturate, ma anche quelle più piccole. Perché oggi diventare sostenibili semplicemente non è più una scelta: è l’unica garanzia per restare sul mercato. Chi non adotterà questo cambiamento in tempi brevi sarà fuori. Ecco perché riteniamo che il grosso lavoro da fare nel settore sia puntare a un cambio di mentalità: bisogna comprendere che la sostenibilità non è un tema aziendale, ma un tema molto più ampio di cultura di impresa. Non è una opzione, ma una scelta strategica.